sostenibile in cosa?

La tendenza all’oblio di questa generazione, 


come di molte altre precedenti, che malgrado possa vantare il data-base infinito delle informazioni internettizzate, si evidenzia paradossalmente nello stato involutivo che rischia di rendere vane le esperienze pilota recenti per lo sviluppo armonico ed equilibrato dell’ambiente materiale e naturale.

Se la nuova cultura della sostenibilità, figlia di un martellamento mediatico se pur intriso di profondi valori etici ed ambientali, ha generato una maggior sensibilità diffusa, di contro il trionfo del qualunquismo neo-ambientalista non ha prodotto effetti all’altezza delle importanti premesse rintracciabili nell’ormai lontano 1987 grazie allo studio (il Futuro di tutti Noi) cosiddetto Rapporto Brundtland (World Commission on Environment and Development, WCED).

Tingere di verde ogni nuova tendenza contemporanea che sia di natura edilizia o economica, come il bilancio societario sostenibile della CocaCola, non giova alla vera sostenibilità, ne ci aiuta a comprendere ancora oggi il senso profondo che dovrebbe caratterizzare l’azione del progettare in modo sostenibile: 

infatti ci chiediamo, il progetto: sostenibile in cosa?

Forse perché utile alla tasca di qualcuno o strategicamente pensato per costruire il consenso! 

Non certo per giovare ad un vero sviluppo eco-sostenibile, unico suffisso (eco) che impegna il decisore pubblico a non deludere quel patto sociale tra le generazioni, tra i costruttori di futuro e i conservatori di antiche vestigia, proprio dell'ecologia, senza rallentare l’evoluzione umana, ne deviarne il corso verso una statica, nostalgica e falsa revisione del passato. 

Quindi ecologicamente sostenibile sarebbe quell'idea di progresso che, senza compromettere gli interessi delle generazioni future, garantisca la crescita equilibrata sociale, economica ed ambientale delle comunità, della città e del nostro ambiente familiare.